lunedì 25 maggio 2015

Papa Francesco e i carcerati...

                                                                           Foto Famiglia Cristiana


"Mi commuovo anche quando vado in carcere. Dei tre Giovedì Santi che ho celebrato qui, in due sono stato a delle carceri, una volta a quello minorile e la seconda volta a Rebibbia. E anche in altre città italiane che ho visitato sono stato nelle carceri, ho mangiato con i carcerati, e mentre parlavo con loro mi veniva questo pensiero: anche io potrei essere qui. Come dire che nessuno di noi è sicuro che mai commetterà un crimine, qualcosa che lo renda carcerato. Mi chiedo dunque perché Dio ha permesso che io non fossi in carcere. Provo dolore per loro, ringrazio Dio di non essere lì, e a volte sento che questo ringraziamento è anche conveniente, perché loro non hanno avuto la possibilità che ho avuto io... Questo mi porta al pianto interiore. Lo avverto molto..." (Fonte: Vatican Insider)

giovedì 21 maggio 2015

Dalla parte di chi soffre...





Soffre chi ha subito un'ingiustizia, soffre chi è in carcere, soffre chi ogni giorno sente fuoriuscire il sangue da una ferita aperta. La Chiesa è nata da una ferita aperta di chi ha deciso di portare su di sé tutte le ferite e le ingiustizie di questo mondo. Davanti allo scandalo sembra rimbombare continuamente dentro ognuno di noi quel grido straziante: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". E' il grido di chi ha perso tutto, anche i migliori amici che davanti agli insopportabili scandali e alla più cruda sofferenza non hanno avuto più il coraggio di stargli vicino. Diceva Gesù che "...è inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno". Allora anche la Chiesa di oggi deve avere il coraggio di tagliare e gettare via la parte che procura scandalo, senza nascondersi. Ma la Chiesa non è fatta solo di scandali. Tanti cristiani, e tra essi tanti sacerdoti, ogni giorno si impegnano per cercare di mettere in pratica il Vangelo, senza far rumore, e non devono aver paura di stare sotto la Croce. La Chiesa vuole e deve stare dalla parte di chi soffre, anche a costo di una ferita aperta che diventa mortale. Questa è la sua missione.

lunedì 11 maggio 2015

Per una diversa visione di democrazia...





Ho appena votato per la prima volta presso il seggio elettorale dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, di cui faccio parte come pubblicista. Appena sono arrivato ho pagato la tassa annuale e mi sono recato al seggio dove mi è stata porta la scheda elettorale.
Mentre mi accingo a scrivere, subito una segretaria mi propone un nome da votare come revisore dei conti, al che io le ho chiesto cosa intendesse esattamente, e lei mi ha risposto che, se volevo, potevo votare quel nome. Al che io le ho detto: “Mi sta dando un’indicazione di voto?”. Lei risponde: “Sì, se vuole”. Ok! La mia attenzione si rivolge di nuovo alla scheda elettorale e con mia sorpresa non ci sono da apporre solo due nomi (me ne ero erroneamente preparati solo due) ma tre, quindi chiedo agli scrutatori la lista ufficiale dei candidati (che dovrebbe comprendere, in questo caso, tutti i pubblicisti), ma essi mi hanno risposto che non ve n’era e mi hanno passato un bigliettino un po’ sgualcito dove c’era scritto: “Per il consiglio direttivo: Priamo Tolu, Gianmario Sias, Mario Girau. Per il revisore dei conti: Francesco Fiori”.
Quindi ho chiesto agli scrutatori se questi erano i candidati 'ufficiali', e quasi tutti mi hanno risposto che si erano candidati solo loro. Ho terminato la mia votazione e ho inserito la scheda nell’apposita scatola. Ho salutato e me ne sono andato. Appena ho messo piede fuori dalla sede dell’Ordine ho chiamato un collega e gli ho chiesto se tutto questo era normale e lui mi ha risposto che è sempre stato così. Io gli ho detto che avrei scritto per far conoscere questa situazione e lui mi ha risposto che non me lo avrebbe pubblicato nessuno. Allora ho deciso di scrivere per raccontare la mia prima giornata di voto all’Ordine dei giornalisti della Sardegna. Mentre sedevo in macchina mi sono venute in mente le parole del presidente uscente, Filippo Peretti, in occasione della relazione di fine mandato: “La crisi sta indebolendo il sistema complessivo dell’informazione, spetta innanzitutto ai giornalisti il compito di difendere e rafforzare l’autonomia e il ruolo di una professione essenziale in un sistema democratico”.
Allora ho pensato che il miglior modo per difendere e rafforzare l’autonomia e il ruolo del giornalisti sarebbe innanzitutto quello di eleggere normalmente chi assume il compito di dirigere l’Ordine, in questo caso a livello regionale. Se le elezioni non vengono eseguite a norma di legge, e quindi non viene eletto democraticamente il direttivo dell’Ordine, difficilmente si potrà parlare di “sistema democratico”, tanto meno di difesa e rafforzamento del ruolo di giornalista.

mercoledì 6 maggio 2015

Solo un po' di umanità...

Scusi, per favore, permesso, buongiorno, non esistono quasi più! Ho il mal di pancia mentre passo nelle corsie dell’ospedale (ma, ne son sicuro, anche in altri ambienti), e non perché abbia bisogno di una visita in gastroenterologia, ma perché incrociare medici, infermieri, oss e tutte le categorie che ruotano intorno a questa struttura senza sentire le citate paroline magiche del galateo mi fa restringere l’interno dello stomaco. Ho parlato e parlo più o meno tutti i giorni con centinaia di persone ricoverate o che vengono in ospedale per una visita o per un prelievo, o più semplicemente per ritirare un referto che a volte qualcuno vorrebbe non aver mai letto, e se c’è una cosa che lamentano,  è proprio questa mancanza di educazione. 

Ma ancora più in profondità non si tratta semplicemente di galateo, manca – ed in un ospedale è gravissimo – l’umanità. I gesti di accoglienza sono fondamentali nella cura del paziente, ed inoltre un saluto, un sorriso o un semplice gesto sono gratuiti, fanno bene a chi li riceve ma anche a chi li dà. Sì è vero, lo vediamo bene tutti i giorni, a volte certe situazioni ti fanno perdere proprio la pazienza, ma deve essere un’eccezione, non la regola. Che cosa costa dire buongiorno, permesso, mi scusi, per favore? E se l’altro non risponde io non posso scendere allo stesso livello, io ci devo credere che è meglio essere umani

Tra colleghi, con i pazienti e con i parenti occorre favorire il dialogo anche attraverso la semplicità dei piccoli gesti quotidiani, questo aiuterebbe non poco perfino la terapia scientificamente più avanzata! E i medici lo sanno bene! Vedo tantissimi giovani che scelgono di intraprendere la strada della medicina, dell’infermieristica o socio-sanitaria, bene, benissimo! Ma insegniamo loro, ed essi imparino, che l’umanità è una parte fondamentale della cura ospedaliera, dove, a confronto, le tecniche più avanzate potrebbero non servire, perché a volte, le persone umane, preferiscono lasciarsi andare che vivere con i disumani. Per favore, nessuno si offenda per ciò che ho scritto, ma se ho offeso qualcuno chiedo scusa. Buona giornata!

Papa Francesco e vigilantes

Dispiace che proprio dai dei confratelli sacerdoti venga indirizzato ad altri sacerdoti attraverso i giornali un invito al dialogo nei confronti dei clochard. Senza voler giudicare nessuno a volte sembra proprio che piaccia apparire ad ogni costo. Forse che la Chiesa di Cagliari e qualsiasi altra Chiesa in Sardegna non è impegnata nel fronte del dialogo e dell’aiuto ai più bisognosi? Quante persone di buona volontà collaborano silenziosamente con le parrocchie per venire incontro alle necessità dei più bisognosi! Le parole dei confratelli sono in tal senso molto parziali. Tanti cittadini sanno che se non ci fosse l’operato della Chiesa molti indigenti “farebbero la fame”! Ma non bisogna mettere in mostra quello che fa la Chiesa, bensì difenderla da chi parla senza conoscere abbastanza ciò di cui parla. Questi è anche il caso del sig. Pisano che sembra conoscere tutte le parrocchie e addirittura cita papa Francesco per catechizzare in casa dei catechisti: grazie comunque, non si finisce mai di imparare! Ma veniamo al dunque. I “vigilantes” presenti in alcune chiese sono delle persone che aiutano ad evitare incresciosi episodi come quelli che già si sono verificati tantissime volte e di cui le pagine del vostro giornale quasi tutti i giorni riportano notizia: furti, scippi e violenze di vario genere. E sui giornali compaiono la minor parte! Il dialogo c’è sempre, perché si fa la semplice equazione vigilantes uguale mancanza di dialogo? Spesso tante di queste persone più bisognose sono collaboratori delle attività parrocchiali, quando anch’essi sono disponibili al dialogo come hanno fatto quei clochard che hanno aiutato papa Francesco a distribuire i vangeli in piazza san Pietro. I vigilantes non sono presenti per usare violenza contro di loro o per interrompere un dialogo che è già stato intrapreso molto prima che Francesco diventasse papa, sono lì per prevenire tutti quei fatti che purtroppo, a causa delle violenze messe in atto, nulla hanno a che vedere col dialogo. La maggior parte dei fedeli che frequentano e che ben conosce la realtà dei fatti, ha compreso molto bene che non si vuole allontanare nessuno, ma semplicemente porre rimedio ad una situazione a volte insostenibile e ai limiti della legalità. Altro che molestie!

Competenze...

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Oltre che un ecclesiastico sono un cittadino come tutti, e mi chiedo: come mai un mezzo di informazione civile come L'Unione Sarda continua a mandare avanti una campagna denigratoria a senso unico contro il già arcivescovo Mani? Perché dopo tre anni dal fine mandato si leggono ancora articoli contro un presule che su uno strumento mediatico tra i più importanti in Sardegna è sempre stato presentato in maniera negativa? Chi ha detto che pochi rimpiangono la persona e l'operato di Giuseppe Mani? E soprattutto, visto che L'Unione Sarda, come maggior quotidiano sardo è uno dei più importanti "luoghi" culturali dell'Isola, colui al quale è permesso scrivere queste cose, ha competenza e titoli a sufficienza per poter valutare la persona e l'operato di un vescovo cattolico? Codesta persona ha titoli e competenze per poter definire una curia "una caserma"? Basta denigrare persone e luoghi della Chiesa cattolica, perché nella Chiesa cattolica siamo in tanti, e ci accorgiamo e capiamo quando le affermazioni vanno sempre e solo verso un'unica direzione. Neanche noi ci stiamo a che venga data voce soltanto a chi si sente (senza titoli e competenze) autorizzato a screditare un solo vescovo. Viene addiritura da chiedersi, visto che si dà voce solo a queste persone, se per caso mons. Mani non abbia pestato i piedini a qualche responsabile di questo quotidiano, ma sarebbe troppo malizioso e la malizia la lasciamo a chi non ha buone intenzioni.

venerdì 16 gennaio 2015

BASTA! IO NON SONO CHARLIE...






Noi cattolici non possiamo continuare a tacere davanti alla mancanza di libertà religiosa! Tutti abbiamo condannato e continuiamo a condannare qualsiasi atto di violenza, ancor di più se di matrice terroristica. Ma non chiedetemi, in nome dell'antiviolenza di giustificare la blasfema e oltraggiante satira di Charlie Hebdo! In diversi paesi del mondo la "satira" di quel giornale è un reato perché si tratta di blasfemia e/o vilipendio alla religione. Ma possiamo permettere che chiunque continui a pubblicare oscenità di quel genere? Questa è libertà? Hanno pure avuto l'ardire di affermare che i musulmani o gli estremisti musulmani non hanno il senso dell'humour perché non sanno ridere di sé stessi! Provi qualche benpensante a guardare una vignetta dove la propria madre viene caricaturata in atti osceni con uno sconosciuto  per vedere se gli viene da ridere (e questa non sarebbe la migliore delle ipotesi, in senso ironico ovviamente).

Poi è arrivata l'apologia di terrorismo, perché guardacaso proprio un comico ha pronunciato il nome di un terrorista parafrasando lo “slogan” dell'antiterrorismo! E' troppo! Basta! Io non sono Charlie! Rappresentare satiricamente varie divinità o leaders religiosi in maniera oscena sarebbe ironia o al massimo satira, mentre fare della comicità con il nome di un terrorista è reato di apologia di terrorismo? No, non sono d'accordo. La libertà non è indipendente dal rispetto degli altri. Quando viene oltraggiata una divinità o un leader religioso di quella divinità è oltraggio. Sempre e comunque ingiustificabile come sono sempre e comunque ingiustificabili la violenza e il terrorismo. Siamo così sicuri poi, che abbiano attaccato un giornale che veramente rappresenta la libertà di espressione? E' quella del Charlie la libertà di espressione? La libertà, anche di espressione, non può sconfinare nell’oltraggio, perché non è più libertà quella che lede la libertà altrui.

Io sono un cattolico e mi rifiuto di accettare le modalità di espressione del Charlie non soltanto perché offende la mia religione e anche quella degli altri. Forse in Francia ancora fanno confusione tra laicità e laicismo. Ben venga una sana laicità che conosce molto bene i diritti della libertà religiosa, che li difende così come difende lo Stato da qualsiasi estremismo, compreso quello religioso. 

Il fatto che in Francia non esista più il reato di vilipendio alla religione o quello di blasfemia, non significa che ora si abbia il diritto di oltraggiare la religione o di essere blasfemi. Rimangono sempre tali pur non essendo reato. Bene ha detto il filosofo francese Collin: "Esigere che un musulmano divenga un buon cittadino aderendo ai valori della Repubblica di cui la pietra di paragone è «Charlie», significa praticamente escluderlo e dunque gettarlo nelle braccia dei fondamentalisti che non aspettano altro che questo" (Cf. T. Collin, «Je suis Charlie» une faute éthique et politiche, in La Croix, 14-01-2015).